31 gennaio, 2007

Il Lavoro della Commissione Sentieri

Quei segni sul territorio
Articolo di Marco Bellucci Coordinatore Gruppo Lavoro Sentieri
C.A.I. Prato sez. “Emilio bertini”.


Per raggiungere una località è importante prima di tutto sapere quale strada percorrere. Questo vale soprattutto se vogliamo camminare sicuri specialmente in montagna. Sono i volontari del Cai, coadiuvati dai vari Enti predisposti alla cura del territorio che guidano i nostri passi, segnando ed indicandoci i sentieri che ci condurranno dove desideriamo.
Alcuni di questi potremmo denominarli “della memoria”, perché percorrendo valli e boschi ci guidano anche ad appuntamenti sia con il nostro passato sia ad avvenimenti divenuti storia o leggende.
La manutenzione dei sentieri, sia verticale sia orizzontale prevista dai regolamenti Cai e dal nuovo regolamento Ret è iniziata tempo fa, e, come gli esami della vita, non finisce mai. Il Cai sta appunto riorganizzando la rete sentieristica pratese coadiuvato dall’Assessorato alle Aree Protette in accordo con gli Enti pubblici, le Comunità Montane, i Comuni e le Pro Loco con la loro indispensabile memoria. E’ necessario ringraziare tutti, anche quelli che sfuggono all’elenco, per il non facile lavoro svolto. Insieme hanno contribuito a valorizzare i collegamenti intervallivi ma anche i sentieri tematici e culturali.
L’ultimo intervento è stato dedicato alla modifica del Sentiero 56, che adesso parte dall’area di sosta nei pressi del Mulin de’ Fossi, più vicino al fondo valle ed al capoluogo del Comune di Vernio, per salire, attraverso la frazione di Luciana, alla Torre di Luciana per poi innestarsi col sentiero 00 alle pendici di Poggio di Petto.

In concomitanza è stato realizzato un sentiero tematico che sia dalla frazione di Luciana sia dal Mulin de’ Fossi sale al famoso Sasso delle Fate. Ed è qui che un sentiero, oltre che a farci percorrere un territorio, ci conduce indietro di molti secoli facendoci viaggiare nel tempo. Basta scorrere le annotazioni di libri antichi, oppure interrogare chi l’ha sentito raccontare dai nonni che l’hanno ascoltato dai loro antenati, per conoscere la storia dell’infelice amore di Tebaldo, all’inizio ricambiato, per Edgarda, figlia del giudice Uguccione. Della bramosia del Conte per la fanciulla che aveva infine sedotto e che era diventata sua succuba. Della vendetta ordita dal padre di lei ai danni del superbo conte. D’accordo con Tebaldo il giudice aveva teso una trappola ad Uguccione, facendolo portare nel bosco da due suoi fidi servitori. Qui era stato incatenato dentro una grotta, la cui entrata fu inesorabilmente murata. Immaginate la tremenda fine che l’aspettò. Edgarda fu avvelenata dal padre perché colpevole di aver ceduto alle lusinghe di Uguccione.

A lungo si udirono strani lamenti intorno allo scoglio maledetto e gli abitanti dei dintorni erano certi che il luogo fosse stregato. L’improvvisa scomparsa di Uguccione alimentò la fantasia popolare e a leggenda fu presto costruita e tramandata. Si tratta di una storia vera? Documenti dell’epoca, sembra confermino che uno scheletro fu veramente ritrovato, ancora con le catene ai polsi, murato in una grotta. E quei lamenti che si udivano, erano provocati dal vento che tormentava le fronde vicino al triste sasso, oppure era sempre il vento che li ripeteva all’infinito? Molti li attribuirono anche alle fate che abitavano nel luogo, innamorate di Uguccione e disperate per non poter liberare un uomo così prestante e bello. Comunque sia, la grande roccia ci è stata tramandata come “il Sasso delle Fate”.
E’ magico abbandonarsi alla fantasia piuttosto che a fatti di cronaca, specialmente se a riportarci al passato sono sentieri godibili come quello appena descritto.

Fortunatamente sono in progetto molte iniziative da realizzare in futuro. Ad esempio prendersi cura della GEA, la Grande Escursione Appenninica, che su progetto della Regione Toscana dovrà essere ripristinata con segnaletica orizzontale e verticale nel tratto che compete la nostra zona, dal Valico del Citerna a Badia a Taona. I sentieri della Val di Carigiola, che portano alle cascate omonime conosciute forse da pochi fortunati. Ed altro ancora.
Speriamo che presto queste iniziative diventino realtà e che ci guidino alla scoperta di una natura unica e irripetibile, ed anche, perché no?, ad altre magie affascinanti alimentate da misteriosi eventi, che il nostro territorio nasconde geloso.